Fisco e Movimenti Bancari

a cura di Giacomo Scortichini

L'Anagrafe dei conti correnti e l'Agenzia delle Entrate.

Bisogna premettere che “ L’agenzia delle Entrare”, conosce molto bene i nostri conti correnti e segue una logica, che per quanto presuntiva, si sostanzia “ per fatti concludenti” che possono indurla a ritenere che quella determinata movimentazione interessi un introito non dichiarato, almeno sino a prova contraria.

Ad esempio se al di fuori della prevedibilità delle nostre abituali fonti di guadagno, riceviamo un bonifico, cosa accade?

Ciò che dovrebbe accadere è inserire l’importo nella dichiarazione dei redditi, per sottoporlo a tassazione, oppure fornire adeguate giustificazione in merito al fatto che l’importo ricevuto non è soggetto a tassazione,
o non lo è almeno al momento.

Fuori da questa condizione è probabile che “l’Agenzia delle Entrate” ci chiederà conto del nostro inaspettato beneficio patrimoniale.
L’analisi dell’Anagrafe dei conti correnti racconta molto, specie sui movimenti in entrata come bonifici, oppure versamenti di assegni o peggio di contanti, meno sui movimenti in uscita; ad esempio una bonifico ad un fratello piuttosto che ad un figlio, sposta l’onere di fornire tutte le spiegazioni dell’importo ricevuto sul beneficiario.
Ma di quali importi parliamo?
Qui bisogna intendersi perché non è solo l’importo della movimentazione, ma anche la frequenza sistematica, la continuità nel tempo che potrebbero determinare l’attenzione del fisco sul soggetto.

In ogni caso un parametro potrebbe essere offerto dalla “norma antiriciclaggio” che obbliga gli istituti di credito a segnalare, all’Agenzia delle Entrate”, movimenti in contanti di importo superiore ai 10.000 euro.
Attualmente l’utilizzo per il pagamento in contanti è fissato in 2.000 euro che, dal 2022, dovrebbe scendere a 1.000 euro.

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