Risarcimento del danno cagionato da persona incapace
a cura di Giacomo Scortichini
Se a danneggiare è la persona incapace, chi risponde del danno causato?
Articolo 2047 cc “In caso di danno cagionato da persona incapace di intendere o di volere, il risarcimento è dovuto da chi è tenuto alla sorveglianza dell'incapace, salvo che provi di non aver potuto impedire il fatto. Nel caso in cui il danneggiato non abbia potuto ottenere il risarcimento da chi è tenuto alla sorveglianza, il giudice, in considerazione delle condizioni economiche delle parti, può condannare l'autore del danno a un'equa indennità”.
Dalla nozione fornitaci dal legislatore traspare che in questo caso siamo dinanzi ad una situazione in cui l’incapace può assumere la colpa senza esserne responsabile proprio a causa della sua incapacità di intendere e di volere.
Dunque il legislatore ci dice che in assenza di imputabilità può esserci colpa. Infatti il secondo comma dell’articolo afferma che nel caso in cui chi “ il danneggiato che non abbia potuto ottenere il risarcimento da chi è tenuto alla sorveglianza può chiedere al Giudice di condannare l’autore del danno ad un’equa indennità”.
Sarebbe interessante comprendere come questa esigenza di equità possa essere soddisfatta da un soggetto incapace di intendere e di volere. Per cui non può sorprenderci che la giurisprudenza sia molto poco propensa a sollevare dalla responsabilità chi avrebbe dovuto vigilare e non la fatto, almeno adeguatamente.
Credo che il secondo comma riuscirà a produrre prevalentemente un eccessivo uso di mezzi di contenzione, da parte di chi è preposto a vigilare, al fine di scongiurare qualsiasi sgradevole accadimento; da ciò deriverà un ulteriore avvilimento della dignità e della qualità della vita dell’incapace.
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